Collana Didattica e Ricerca

L’autore collega il problema della scuola a tempo pieno ai più avanzati risultati delle ricerche pedagogiche e psicopedagogiche e ad alcuni suoi personali contributi. L’opera esamina dettagliatamente, tra l’altro, la funzione dell’esperimento pedagogico, l’organizzazione dello spazio educativo (proposta di una struttura a laboratori), le differenze individuali e il problema dell’individualizzazione, la socializzazione nei gruppi formali ed informali, il rapporto scuola-comunità, il rapporto tra lavoro educativo e lavoro economico-produttivo, la scuola senza classi (nongraded school), la collaborazione degli insegnanti (team teachery) e la loro specializzazione, la tecnologia dell’educazione. L’originalità della trattazione consiste nell’aver tolto questi ed altri temi da un riduttivo isolamento tecnico-didattico per includerli in una rigorosa analisi sociologica nel cui corso la discussione politica, in luogo di essere una invadente pregiudiziale, si impone come ineliminabile necessità di una ricerca che non elude variabili significative. Infatti questa analisi dimostra come i problemi riguardanti i mutamenti educativi possono essere correttamente impostati solo se si fa riferimento a trasformazioni profonde che investano le strutture economiche e le relazioni sociali che su di esse si sono costruite.

• pubblicazioni/scuola-a-tempo-pieno-vanna-gherardi-francesco-de-bartolomeis-9791221810424.html

L'innovazione nella scuola (programmazione, metodologia della ricerca, laboratori, cooperazione tra gli insegnanti, superamento dell'unità aula e dell'unità classe ecc.) ha un senso solo se accompagnata da un'estensione delle attività educative fuori della scuola. Ma con quali obiettivi? Con quali metodi? Con quali innovazioni nei programmi didattici, nei comportamenti di insegnanti e allievi? A queste domande il volume risponde documentando esperienze reali e indicando percorsi praticabili. Emerge così la possibilità di realizzare un "sistema formativo allargato" che vede collaborare soggetti diversi per garantire il diritto all'educazione come bene collettivo.

«Non è agevole la situazione di chi deve avere a che fare con parole che hanno perso ogni rapporto con i fatti o che dei fatti presentano i surrogati. Bisogna spezzare il guscio duro della routine, portare vitalità nelle formule». Questo è l’incipit che introduce oggetto e scopo del libro. Le parole dell’innovazione nel lessico con cui si parla comunemente di scuola risultano svuotate del loro significato. Progettazione, laboratori, collaborazione, valutazione, informatizzazione, sono parole sempre più inglobate in un procedere didattico che si allontana dalla ricerca. La didattica se non sostenuta dalla ricerca, se privata della spinta motivazionale dei problemi, si riduce a nozionismo. Vitale, allora, è l’apporto di esperti esterni e di spazi
fuori della scuola che introducono gli allievi ai problemi reali, via maestra per una didattica vivificata dalla ricerca.
 Il testo è diviso in due parti. La prima riguarda i fondamenti dell’attività formativa dove il sistema scolastico si amplia all’intero sistema formativo. La seconda parte rende conto dell’esperienza “Lavorare per progetti”, promossa dal Comune di Riccione ed estesa ai comuni della bassa Romagna, coordinata da De Bartolomeis, che vede, tra l’altro, l’elaborazione di una Banca Dati per dare sistematicità al lavoro di ricerca e documentarlo tramite il mezzo digitale.

Le discussioni sui problemi dell'educazione hanno spesso per oggetto dei "luoghi comuni". A volte questi "luoghi comuni" non sono indagati in modo approfondito né si racconta la loro storia. Philippe Meirieu parte da lì per riprendere i temi di fondo della pedagogia e della didattica. I metodi attivi, la motivazione, l'individualizzazione, il rispetto dell'educando, l'educazione alla libertà sono spesso presentati come qualcosa di evidente mentre nascondono problematiche ben più complesse: come e perché sono nati questi temi? Quali diverse interpretazioni ne sono state date? Al di là degli slogan è necessario indagare i significati, analizzare i concetti. È il compito che Meirieu si è dato con questo libro: aiutare l'educatore e l'insegnante a comprendere le sfide che stanno dietro i "luoghi comuni", offrir loro le armi del mestiere e i concetti chiave per condurre al meglio l'attività pedagogica e didattica.

Come rendere attivo l’allievo nella conquista di conoscenze e di competenze? La domanda guida l’opera, che si rivolge a insegnanti, futuri insegnanti e a operatori educativi impegnati a realizzare un sistema formativo in cui scuola e figure esperte di territorio realizzano percorsi per lo sviluppo di apprendimenti a partire dall’esperienza. La riscoperta del metodo attivo nell’educazione nasce sia dall’evoluzione delle teorie dell’apprendimento, sia dall’inadeguatezza dei metodi tradizionali rispetto alle attuali situazioni di apprendimento. Il volume presenta i principi teorici base delle metodologie didattiche attive e offre percorsi didattici in cui tali principi non assunti in modo dogmatico né ridotti a pure tecniche didattiche si propongono come esemplificativi.

I contributi contenuti nel volume sono maturati a seguito del convegno, tenutosi nel febbraio 2019 presso L'Alma Mater Studiroum di Bologna, " Spazi innovativi inclusivi partecipati", in cui si sono alternati docenti, ricercatori, esperti del territorio, architetti.

Sul piano pedagogico, emerge la necessità di ripensare lo spazio didattico, elemento fondamentale affinché possano realizzarsi apprendimenti attivi. La pedagogia incontra l'architettura per affermare come il pensiero critico, la creatività, la socializzazione, la collaborazione possano essere favoriti da ambienti urbani e didattici che mettano al cento l'inclusività e la partecipazione.

Una riflessione critica e allo stesso tempo propositiva sulla formazione dell'insegnante, anche alla luce dei nuovi cambiamenti normativi.
L'insegnante, co-costruttore del proprio percorso professionale, pone al centro della funzione docente la ricerca, stile di pensiero e strumento pedagogico per comprendere e intervenire nelle sempre più complesse realtà educative.

La pandemia da Covid-19 ha reso ancora più complesso l'educare. Di fronte a mutamenti tanto imprevedibili appare ancora più cogente la necessità -per chi si occupa di bambini e ragazzi, di disabilità e marginalità- interrogarsi su ciò che rende gli educatori dei professionisti. Il testo si rivolge ad educatori professionisti, insegnanti, professionisti di cooperative e servizi pubblici, a tutti coloro che si occupano di educazione, soprattutto in un periodo in cui il contesto si presenta imprevedibile e disordinato.