Istituita nell’ottobre del 2011 nel contesto della collaborazione fra University College di Londra e il Lancet, la Commissione su Cultura e Salute ha coinvolto 54 studiosi – di cui 27 autori e 27 advisor internazionali afferenti ai più vari ambiti disciplinari – per un periodo di quasi tre anni, con l’obiettivo di fare il punto sui rapporti fra dinamiche culturali e salute. I risultati della Commissione sono stati pubblicati nel novembre del 2014 sul Lancet (The Lancet, Volume 384, November 1, 2014: 1607-1639) e vengono qui presentati in traduzione italiana.
Organizzato in tre sezioni (dedicate rispettivamente a: competenza culturale, disuguaglianze socio-economiche e comunità di cura) il report ambisce a fungere da punto di riferimento, tanto per l’ambito accademico quanto per quello dei decisori politici, nell’ambizioso progetto di sviluppare innovativi programmi di formazione e ricerca nell’ambito della promozione e cura della salute.
Adottando una prospettiva squisitamente antropologica, la cultura non viene analizzata come un limite alla scienza, ma come fondamento della sua stessa efficacia: trascurare la cultura in ambito sanitario significa di fatto ostacolare la possibilità stessa di migliorare gli standard di promozione della salute nel mondo.
Le dinamiche culturali non giocano un ruolo decisivo nel plasmare esclusivamente le prospettive degli “altri” (variamente intesi), ma informano parimenti i nostri stessi saperi medici, le nostre pratiche di assistenza, i sistemi di valore e le dinamiche organizzative che definiscono priorità, attribuzione di risorse e forme della cura (sempre più improntate a logiche di stampo aziendalistico).
L’invito all’autoriflessività è, dunque, un elemento cruciale delle raccomandazioni del report: difficilmente, infatti, i professionisti sanitari potranno dare la giusta importanza alle dinamiche culturali dei loro pazienti se prima di tutto non arrivano ad apprezzare come queste hanno un impatto anche su di loro. Tale consapevolezza implica, se necessario, un posizionamento critico nei confronti delle gerarchie e delle strutture di potere che informano il mondo medico.
A seguito della pubblicazione del report diverse iniziative sono nate, e stanno continuando a nascere: dalla costituzione di un gruppo di esperti su questi stessi temi in seno al WHO Regional Office for Europe; all’istituzione dello European Forum on Culture and Health ad Ascona, in Svizzera; alla creazione di un gruppo multidisciplinare di studiosi sulla diversità in medicina nel Regno Unito; a numerose altre iniziative volte a promuovere un mutamento di paradigma, tanto nella formazione (con l’obiettivo di rinnovare i profilli professionali in ambito sanitario), quanto nei modelli organizzativi (creando le condizioni per agevolare i professionisti nel difficile ruolo di comprendere cosa dia valore alla vita delle persone al fine di potersene prendere cura).
Come afferma David Napier, coordinatore della commissione e autore principale del report: “Continuare a ignorare gli effetti della cultura sulla salute non è più sostenibile: non solo falliremmo nell’affrontare le sfide poste oggi dai bisogni di salute a livello globale, ma continueremmo a sperperare risorse pubbliche e private, la cui scarsità sta già mettendo in ginocchio i sistemi sanitari nel mondo”.
Membri della Commissione:
A David Napier, Clyde Ancarno, Beverley Butler, Joseph Calabrese, Angel Chater, Helen Chatterjee, François Guesnet, Robert Horne, Stephen Jacyna, Sushrut Jadhav, Alison Macdonald, Ulrike Neuendorf, Aaron Parkhurst, Rodney Reynolds, Graham Scambler, Sonu Shamdasani, Sonia Zafer Smith, Jakob Stougaard-Nielsen, Linda Thomson, Nick Tyler, Anna-Maria Volkmann, Trinley Walker, Jessica Watson, Amanda C. de C. Williams, Chris Willott, James Wilson, Katherine Woolf.
Membri dell’Advisory Board:
Cyril Chantler, Veena Das, Didier Fassin, Hansjörg Dilger, Sahra Gibbon, Mary-Jo DelVecchio, Nils Fietje, Nora Groce, Richard Grinker, Angela Hobart, Caroline Ifeka, Roland Littlewood, Christos Lynteris, Nicola Mai, Lenore Manderson, Martin Marshall, Emily Martin, Anne Marie Moulin, David Nugent, David Pencheon, Ivo Quaranta, James Roberts, Cynthia Rosenberg, Sylvie Schuster, Ian Scott, Paul Stoller, Bencie Woll.