L’incidenza dei disturbi connessi all’alimentazione come obesità, diabete, ipertensione e cardiopatie è in aumento così come crescono le preoccupazioni riguardo alle implicazioni per la salute dei prodotti alimentari ultraprocessati. A questi problemi le grandi multinazionali del settore alimentare, denominate Big Food, hanno risposto con una serie di strategie volte a spostare l’attenzione dalla qualità del cibo ai singoli nutrienti, identificati sia come il problema da risolvere che la soluzione agli stessi disturbi connessi all’alimentazione, e, in ultima analisi, a depoliticizzare il discorso sull’alimentazione deviando l'attenzione dalle cause strutturali delle patologie legate all'alimentazione, come il ruolo della stessa Big Food nel creare un contesto alimentare insalubre attraverso la produzione di cibo ultraprocessato e confezionato. Parallelamente, le multinazionali del cibo hanno utilizzato diversi canali di influenza per interagire con i processi politici e di governance con l’obiettivo di produrre e mantenere un ambiente normativo favorevole per le loro pratiche e la commercializzazione dei loro prodotti. Esempi di strategie utilizzate da Big Food per influenzare le agende politiche, compresa quella della salute pubblica, vanno dalle azioni di lobby alla partecipazione nelle cosiddette partnertership pubblico-private, dall’utilizzo del loro potere economico nei contesti globali e locali fino alla partecipazione diretta o indiretta ad attività di definizione di leggi, regole e di politiche. Infine, le grandi aziende alimentari sono impegnate attivamente nel plasmare il discorso pubblico e definire i termini del dibattito politico sulle questioni alimentari e nutrizionali attraverso pubblicità di prodotti, campagne sulla salute e benessere, finanziamenti per la ricerca e sponsorizzazione di gruppi di professionisti e di cittadini.
Gyorgy Scrinis è Senior Lecturer in Food Politics and Policy presso la Facoltà di scienze veterinarie e agricole dell’Università di Melbourne. La sua ricerca si è focalizzata sugli aspetti politici, sociologici e filosofici del cibo e della nutrizione compreso il ruolo delle multinazionali del cibo nel sistema alimentare. Nel suo libro “Nutritionism The Science and Politics of Dietary Advice” (Columbia University Press, 2013) ha sviluppato una critica del riduzionismo nutrizionale, inteso come focus sui singoli nutrienti piuttosto che sul cibo nella sua interezza e nella sua qualità, una visione adottata nei campi della scienza della nutrizione, dell’ingegneria alimentare e nelle pratiche di marketing adottate dalle multinazionali del cibo.