Luca Vaccaro - Il «Tirteo del ciclismo»

Olindo Guerrini in un ritratto cronachistico di Giulio Padovani e nelle lastre del Fondo fotografico di Gaibola (ora alla Biblioteca Universitaria di Bologna)

 

Non è esagerato affermare, come ha fatto ad esempio Pietro Selvatico Estense, che in fotografia un tipo di scenografia è quella «tratta da una movenza istantanea dell’uomo».[1] La fotografia di Olindo Guerrini, da questo punto di vista, possiede una sua franca dignità. Gli scatti eseguiti da Olindo “parlano” e mostrano una serie di immagini in movimento, in cui ai quadri di genere o di strada, con il brulichio della vita cittadina bolognese, fanno posto le foto che ritraggono eventi e giornate ciclistiche, che testimoniano l’amore di Guerrini e del figlio Guido per la bicicletta. Quella di Olindo è in realtà la storia di una passione nata perlopiù  “per amor paterno”, che per desiderio personale. Al nostro poeta la bicicletta era inizialmente antipatica, al contrario del figlio Guido, che con il veicolo a due ruote aveva già da tempo «consacrato» e «consumato» le sue «peccaminose relazioni».[2] Ben presto, la passione di Guido per le due ruote ebbe modo di contagiare anche il padre e la sorella Lina, sino a costituire il noto e «simpatico trio guerriniano».[3] Beninteso, va detto anzitutto che è necessario che uno sappia usarla la bicicletta. Ma il fatto stesso che intorno al 1895 il nostro Olindo decidesse di montare in sella a una bicicletta, per prendere qualche lezione di ciclismo, è una vicenda che appartiene tanto alla storia del dilettantismo cicloturistico bolognese, quanto alla nascita nel 1894 del Touring Club Ciclistico Italiano (T.C.C.I.).

 

          Fig. 1, BUB sc. 22, 1

 

Vero è che le prime uscite in sella al “cavallo d’acciaio” possono anche preoccurare: qualche fatica di troppo, qualche imbarcata, qualche "asinesca caduta"; ma la passione di Olindo è vera: passato poco tempo, il nostro poeta diventa padrone del mezzo, pronto per girare nelle città italiane con la disinvolura che distingue l'abile ciclista (Fig. 1). Guerrini, del resto, faceva parte di quella vivace tradizione positivista di fine Ottocento «dove cultura e lavoro, professionalità e nello stesso tempo senso alla vita civile, creavano una specie di stile», coinvolgendo ampi strati sociali della popolazione.[4] Al riguardo, la questione si riduceva a un interrogativo fondamentale: «fotografia o bicicletta?», quale di queste due arti scegliere?[5] Un dilemma a dir poco irrisolvibile per molti, ma non per alcuni letterati come Alfredo Oriani, Giovanni Pascoli, Silvio Zambaldi, Vittorio Puntoni e lo stesso Lorenzo Stecchetti che avevano fatto della bicicletta uno «sport da poeti», tessendo spesso inni e lodi ispirati dalla comune passione per il «ferreo corsiero».[6] Il boom del velocipedismo sul finire dell’Ottocento è in effetti una questione d’attualità, che coinvolge tanto gli intellettuali, i professionisti, gli operai e i contadini, quanto un’ampia fetta del pubblico femminile.[7] Per Just Championnière, ad esempio, le donne che inforcavano la bicicletta erano eroine che avevano avuto l’ardire di sfidare i pregiudizi della società e che, oltre a vincere i preconcetti dell’opinione comune, avevano raggiunto il primato della grazia, dell’armonia dei movimenti e dell’automatismo nell’esercizio ciclistico.[8] Da questo punto di vista, il giro del mondo in bicicletta compiuto da Annie “Londonderry” Cohen Kopchovsky in poco più di otto mesi ne è la prova lampante. Quella della Londonderry è un’avventura ciclistica senza precedenti: dalla costa orientale degli Stati Uniti fino a Le Havre, raggiunta nel novembre 1894; e poi di lì sino a Marsiglia, per arrivare nel gennaio 1895, di fronte a una folla festante, passando per il Canale di Suez verso l’India, a Singapore e in Cina. L’impresa realizzata dalla giovane Annie è di fatto sulla bocca di tutti, compresa quella del nostro Olindo Guerrini, che di certo non si sottrae dal fotografare la posa della Globe-Girdler pubblicata nelle pagine dei periodici «Cycling Life» e «The Bearings», quando nell’ottobre del 1894 la ciclista era entrata in possesso della nuova bicicletta “Sterling” (Fig. 2).[9]

 

          Fig. 2, BUB sc. 8, 15

 

Bologna, dal canto suo, è una città che non rimane affatto a guardare il compiersi del progresso e delle imprese ciclistiche, ma le abbraccia con la penna di più letterati, tra cui quella di Olindo Guerrini, che proprio nell’estate del 1896, all'indomani dalla sua nomina a presidente del Circolo Fotografico Bolognese, viene chiamato a guidare i vertici del Touring Club Ciclistico Italiano (T.C.C.I.) bolognese, divenendone capoconsole. Il 21 giugno 1896, Guerrini partecipa al “Convegno dei velocipedisti” del Touring Club, che si svolge a Bologna. L’iniziativa ottiene un grande successo di pubblico, ben oltre le aspettative degli stessi organizzatori: Olindo, nemmeno a dirlo, è l’ospite d’onore. Le pagine della cronaca locale del «Resto del Carlino» del 22 giugno 1896 offrono al riguardo un resoconto abbastanza dettagliato degli eventi della giornata, che ebbe inizio tra gli “abbracci” e i “saluti amichevoli” dei circa trecento ciclisti stranieri e bolognesi radunati in Piazza VIII Agosto. Dalla Montagnola ha infatti inizio il corteo: è il nostro Olindo a dare l’ordine di formare le schiere dei corridori. Il poeta è alla testa del corteo che per l’occasione sfila fra le strade del centro cittadino, da via dell’Indipendenza su per piazza Vittorio Emanuele, raggiungendo via Farini e via Santo Stefano, e da lì fino ad arrivare allo Chalet dei Giardini Margherita, dove era in programma la partenza di un’appassionante gara ciclistica.[10]

Due ritratti, quello fotografico restituito dalla lastra 2 della scatola 5 del Fondo fotografico di Gaibola (ora alla Biblioteca Universitaria di Bologna), raffigurante Guido in sella alla sua bicicletta, marca “Pegaseo”, in compagnia di un amico – l’uno con la fascia numero 69, e l’altro con la 23 (Fig. 3) – e quello cronachistico stilato da Giulio Padovani il 22 giugno 1896 nel trafiletto Intermezzi e resti del «Resto del Carlino», costituiscono a nostro avviso dei documenti di incontrastabile valore per descrivere la passione ciclistica di Olindo e del figlio.[11]

 

          Fig. 3, BUB sc. 5, 2       Fig. 4, Foto in studio di un corridore donna in tenuta da corsa, 1987, Collezione Paolo Cassoli

 

Da un lato abbiamo una foto d’autore, la lastra 2 della scatola 5, che si pone come un ricordo di un evento ciclistico bolognese e come uno studio di due giovani corridori in tenuta da corsa, ripresi nell’atto di simulare lo sforzo fisico di uno scatto, per certi versi simile all’analoga posa assunta dalla ciclista immortalata nel 1897 dalla camera fotografica di Paolo Cassoli (Fig. 4).[12] Dall’altro, disponiamo di un ritratto in prosa steso da Giulio Padovani, in arte il Carlino, arricchito da alcuni «bei versi» del Guerrini, i quali furono distribuiti a tutti gli ospiti del banchetto che si svolse la sera del 21 giugno 1896 presso lo Chalet dei Giardini Margherita: il tutto, concluso poi da un'ondeggiante «fiaccolata a palloncini colorati» realizzata dai ciclisti del Touring, che agli applausi del pubblico, affollato nei giardini, lungo la strada di Santo Stefano e in piazza Maggiore, rispondevano col grido di "Viva Bologna". Ecco la preziosa testimonianza di Giulio Padovani corredata dei versi del «Tirteo del ciclismo», il nostro Olindo Guerrini (Fig. 5):

 

Il trionfo del ciclismo. / Della festa ciclistica di ieri dà conto il cronista nella parte del giornale a lui riserbata. Io me ne occupo qui solo per offrire ai miei lettori una primizia; i bei versi, cioè, di Olindo Guerrini, ormai consacrato il Tirteo del ciclismo. / Non mai, io credo, la Musa deve aver sorriso così spontaneamente né tanto lieta al forte e geniale poeta romagnolo, poiché non mai come stavolta egli sentì l’entusiasmo della rima. / Bastava averlo visto ieri, la gioia nei piccoli occhi vivacissimi, dare prima gli ordini all’araldo, perché ordinasse le schiere, caracollare poi alla testa dello splendido corteo per giudicare della felicità sua. / A me che non lo perdevo di vista, perché appunto per godere della felicità dell’amico ero andato in Piazza Otto Agosto, una bella e formosa signora disse: «pare persino bello!» Ed era, e pareva, proprio bello Olindo Guerrini, nell’elegante suo abito di ciclista, colla gioia, l’ho già detto, che si rifletteva negli occhi, colla fierezza di chi sa d’aver provocata l’apoteosi di questa che è ormai fra le forme più simpatiche dello sport; era bello quando covava collo sguardo amorosissimo il suo Guido – trionfante oggi e fiero del suo allievo – orgoglioso a sua volta del figlio amatissimo, al quale ieri l’altro i professori del Liceo Galvani decretavano la licenza d’onore. / Era bello, ed io l’ho voluto stampar qui perché resti memoria del giudizio – che i posteri stenteranno a credere – dato da una bella e spirituale signora. / Ma ecco senz’altro i versi.

 

O voi che qui nel rito suo raduna

la santa bicicletta,

la deità che l’alme ad una ad una

conquista ed assoggetta,

 

al ritrovo cordial qui convenuti

da presso o da lontano,

come amici già vecchi e conosciuti

stringetevi la mano;

 

stringete i cuori nel fraterno accordo

che gli eventi non teme

recate con voi lieto il ricordo

del dì passato insieme.[13]

 

          Fig. 5, BUB sc. 24, 5

 

Rimane tuttavia da precisare il rapporto intercorso tra Guerrini e il Touring Club Ciclistico Italiano. La vicenda è nota, ed ebbe inizio nel maggio 1897, quando in occasione del “Congresso Touristico” milanese l’ingegnere Carlo Vanzetti chiede al nostro poeta di stendere per il Touring un inno dedicato a tutti i cicloturisti.[14] Le condizioni sembrano del resto particolarmente favorevoli per la buona riuscita dell’iniziativa, tanto che Olindo viene ritratto in una foto di gruppo dinanzi all’“Hotel et Pension des Etrangers” durate una “gita a Bellagio” organizzata dal Touring, in occasione proprio del Congresso milanese (Fig. 6).

 

          Fig. 6, BUB sc. 9, 6

 

Guerrini è in effetti considerato da tutti «un ciclista portentoso», come scriverà di li a poco Augusto Majani. È viceconsole del Touring Club bolognese, ed è già noto al largo pubblico per aver tessuto le lodi della «bicicletta volante» nelle Rime di Argia Sbolenfi del 1897 e nei versi Pedalando, In biclicletta ancora, o in Sole d’inverno (in bicicletta) del 15 gennaio 1899. L’inno che ora il Touring Club gli commissiona deve avere la forma di un “grido”, da potersi cantare nelle riunioni, nei viaggi collettivi e nelle soste del Circolo. Il testo poetico di Guerrini però stenta ad arrivare, «forse perché non richiesto con sufficiente insistenza al medesimo poeta». Così, nel marzo del 1900, il Touring decide di bandire un concorso letterario sul quotidiano «la Domenica del Corriere»: in palio, per il vincitore, ci sono un biciclettino “Mignon Passe-partout” smontabile e a ruote piccole, brevettato dall’inventore Siccardino Sapia, e alcune medaglie d’oro di bellissimo conio. Sono questi i mesi in cui a Parigi va in scena la colossale Esposizione Universale. Il fermento culturale è alto, e anche l’iniziativa del Touring sembra decollare, attirando un cospicuo numero di partecipanti. Ma è solo un'illusione, perché il progetto di lì a poco fallisce: la Giuria, presieduta da Arrigo Boito, Carlo Agrati, Augusto Guido Bianchi, Attilio Centelli e Pietro Favari, rileva «gravi mende di forma e di concetto» nelle 310 poesie presentate dagli autori, che sviano quasi tutte «in divagazioni prolisse». Nessun componimento si mostra all’altezza di quel «carattere popolare, illustrativo e idoneo per degli scopi del Touring».[15] Tra i concorrenti della prima edizione c’è anche Vittorio Betteloni, che tuttavia non sembra portare un buon ricordo di questa “mediazione” concorsuale, da cui com’è noto uscì vincitore Olindo Guerrini: «Volevano l’inno dello Stecchetti e volevano premiar quello. […] Si annullò il concorso primo e se ne bandì un secondo, facendo pratiche intanto presso il Guerrini, perché egli mandasse l’inno».[16]

La seconda edizione del «Concorso per un Inno del Turing» si tenne poco tempo dopo, nel maggio del 1900, e a vincerla fu infatti Guerrini. Molti furono i mugolii e gli “accapigliamenti” che si alzarono in virtù di questa decisione, soprattutto da parte di Achille Marini, Nestore Piovana, Sandro, Egizio Guidi e Luigi Sanvitale, che recriminavano alla commissione del Touring di essersi «lasciata suggestionare da un nome», quello del Guerrini, «che fu illustre», e che pertanto apparteneva al passato.[17]

Si mettano qui da parte gli screzi, nella pacifica consapevolezza che non tutte le critiche sono uguali. Se però diamo ascolto alle confidenze di Vittorio Betteloni, apprendiamo che colui che meglio di tutti aveva «aderito al desiderio del Touring Club» era stato proprio lo Stecchetti.[18] L’originalità del suo inno, dal titolo Salute!, accompagnato dal motto Vi et mente – che da qui in avanti diventerà lo slogan del Touring Club – risiedeva nel ritornello “Avanti, avanti, via!”, che voleva essere «come un grido distintivo dei touristi», «da urlarsi in macchina o a piedi», anche da chi “non aveva orecchio”. Non ci sono dubbi questa volta per la Giuria del Touring: l’ode del Guerrini esprime in pieno «l’omaggio entusiasta del turista alla patria» e primeggia tra le altre poesie per fattura, ispirazione, «agilità ed armonia del metro» e «bontà del concetto».[19] Un anno dopo, e siamo nelle giornate del 28 e del 29 maggio 1901, va in scena a Bologna il Convegno Internazionale del Touring Club. Guerrini figura tra gli ambasciatori dell’evento, e assieme a lui ci sono Giovanni Salina-Amorini, Giuseppe Tanari, il Cesari e il Sandoni. Olindo ha già dato alle stampe l’articolo Nel Touring c’è salvezza, e ora apre il Congresso nazionale dei ciclisti consegnando una pergamena a Luigi Vittorio Bertarelli, in onore delle sue guide turistiche che illustravano il “Bel Paese”.[20] Il poeta assiste alle iniziative dimostrative “per la pubblica necessità” indette dal Touring, come il trasporto dei feriti con la bicicletta, o la gara sportiva di nuoto svolta nel laghetto dei Giardini Margherita, festeggiando le imprese sportive dell’amico Antonio Pezzoli.[21] Il 24 maggio 1904, Guerrini è tra i «rappresentanti decorativi» dell’Esposizione Turistica bolognese: lo scatto eseguito dal professore e bibliotecario Francesco Cecchi lo immortala in abiti da cerimonia, assieme a un gruppo di amici e con la figlia Lina e la moglie Maria (Fig. 7; BUB, sc. 22, 4).

 

          Fig. 7, BUB sc. 18, 22

 

«Arguto e faceto», capace di far scoppiare il riso fra i compagni di viaggio, raccontando aneddoti boccacceschi, Guerrini/Stecchetti traeva dalle sue gite in bicicletta lo spunto per fermarsi a osservare ciò che lo circondava, per cantare la «gioia di vivere» e la libertà che si prova volando «con le ruote… su la polvere», come si legge in un componimento dimenticato dalla critica, In bicicletta, edito dal nostro «Tirteo del ciclismo» nel 1899 nel periodico «Bologna che dorme», che qui riproponiamo:[22]

                                                                    

                                                                                        IN BICICLETTA

 

Calan le pecore dai monti ai pascoli

del piano e brucano de’ fossi al margine

i cespi miseri che ai primi brividi

del dicembre ingialliscono.

 

Le brine candide come d’un funebre

Sudario coprono le nuove semine;

morte da gli alberi le foglie cadono

ne la nebbia cinerea.

 

Le siepi squallide come cadaveri

Piene di gocciole che sembran lacrime,

per monotona strada s’allungano

quasi serpi che dormano.

 

I corvi passano pel cielo plumbeo

gracchiando il cantico del malaugurio

e ne la torpida calma del vespero

i casolari fumano.

 

E pur nel tepido e nel torrido

agosto, gli alberi versi fiorirono

ed i manipoli del grano caddero

sotto le fauci lucide!

 

E pur le rondini nei nidi penduli

la prole tenera cantando crebbero;

e pur ne’ fertili prati muggirono

tori e giovenche liberi!

 

Come cantavano piene di giubilo

ferme le allodole nel cielo limpido!

Come volavano le ruote facili

de le vie su la polvere!

 

Deh, quando gli uomini vedranno il florido

maggio rinascere, potrò nel libero

spazio ancor scendere, tutto immergendomi

nella gioia di vivere?

                                             L. Stecchetti

 

Viva a lungo l’esercizio della fotografia e quello della bicicletta, due delle più utili creazioni dell’uomo moderno, che – per dirla con le parole di Alfredo Amman – hanno «accompagnato e contribuito al progresso, rendendogli possibile di allargare i confini della sua conoscenza e della meccanizzazione».[23] Questa, in fin dei conti, è la prospettiva di Olindo Guerrini, che in chiusura del suo discorso Difesa dei dilettanti di fotografia, apparso nel periodico napoletano «la Tavola Rotonda» dell’8 gennaio 1893, con queste parole suggeriva agli intellettuali di venire a capo della questione riguardante l’utilità del dilettantismo ciclistico e fotografico:

 

Ecco come il dilettante di fotografia è utile a sé ed al suo prossimo. Ecco perché è ingiusto lo scherno di cui lo coprono le moltitudini ignoranti. Se non fosse altro non è micidiale come il filodrammatico e il pianista. Le nostre vie sono piene di dilettanti di velocipedismo, e, fino che non v’hanno rotto uno stinco, siete convinti che quell’esercizio ginnastico è lodevole ed utilissimo. Eppure il dilettante fotografo non è così pericoloso, non vi annoia ed è utile in qualche cosa. Suoni dunque anche per lui l’ora della riabilitazione![24]

 

 

 

22 marzo 2022



[1] Cfr. P. Selvatico Estense, Sui vantaggi che la fotografia può portare all’arte [1859], in Storia d’Italia, Annali 2, L’immagine fotografica 1845-1945, II, a cura di C. Bertelli e G. Bollati, Torino, Einaudi, 1979, t. 2, pp. 233-235. Tengo a ringraziare con vivo e sincero affetto le Signore Liliana e Paola Foresti Forti, Eredi del poeta Olindo Guerrini, al grido di "Viva Bologna!".

[2] Olindo Guerrini, Come si diventava ciclisti, in Id., In bicicletta, Catania, N. Giannotta, 1901, pp. 15-23: 18, riedito prima in F. Cristofori, Bologna, immagini e vita tra Ottocento e Novecento, cit., pp. 481-488: 483; poi in Duello in bici tra Guerrini e Oriani, a cura di C. Zingaretti, Ravenna, Edizioni del Girasole, 2016, pp. 13-15. 

[3] A. Pezzoli, Ciclismo, in Lorenzo Stecchetti. Mercutio, Sbolenfi, Bepi con ricordi autobiografici, Bologna, Zanichelli, 1916, pp. 121-127: 122.

[4] E. Raimondi, Biciclette e canapa, in Tra passione e professione. Il lavoro della canapa nelle fotografie di un cicloturista: Antonio Pezzoli (1870-1943), a cura di A. Tromellini, S. Pezzoli, S. Fronzoni, Bologna, Compositori, 2001, pp. 11-14.

[5] Cfr. A. Pescarmona, Fotografia o bicicletta, «Il dilettante di fotografia», VI, 63, Luglio 1895, pp. 993-995.   

[6] Cfr. G. Bosi Maramotti, La bicicletta nella letteratura. Note in margine, «I Quaderni del Cardello», 4, 1993, pp. 119-139.

[7] Cfr. S. H. Aronson, The Sociology of the Bicycle, «Social Forces», 30, n. 3, March 1952, pp. 305-312; A. G. Bianchi, Gli intellettuali e le prime biciclette, «Lo Sport Fascista», I, fasc. 2, 1928, pp. 81-85.

[8] J. Championnière, Femme et bicyclette, «La Nouvelle Revue», XCIV, 1° Mai-Juin 1895, pp. 82-105, trad. it. La donna e la bicicletta, «Minerva», IX, Gennaio-Giugno 1895, pp. 519-522; [s.n.], Woman and Her Bicycle, «Chicago Daily News», 17 October 1894, p. 8.

[9] Cfr. Londonderry, Globe-Girdler, «Cycling Life», 11 October 1894, p. 19; Annie is Back, «The Bearings», 10 May 1895; P. Zheutlin, Around the World on Two Wheels: Annie Londonderry’s Extraordinary Ride, New York, Citadel Press, 2007, p. 50.

[10] A. Tromellini, «Biciclettisti» e fotografi per diletto fra Ottocento e Novecento, in Tra passione e professione... cit., pp. 67-103: 67-86.

[11] Le splendide biciclette “Pegaseo”, che avevano come logo l’immagine del cavallo alato Pegaso, erano prodotte a Firenze nelle officine di Piazza Savonarola 8 dai soci De Battisti e Montanari. La bici “Pegaseo” è ben riconoscibile nelle lastre sc. 5, 2, sc. 24, 5, sc. 24, 6 del Fondo fotografico di Gaibola, ora alla BUB.  

[12] Cfr. S. Battistini, La rivoluzione dei velocipedi, in Agli albori del ciclismo bolognese. Agonismo, turismo e quotidianità tra ’800 e ’900, Bologna, BUP, 2013, pp. 13-23: 22.

[13] G. Padovani [il Carlino], Intermezzi e resti, III, 174, Lunedì 22 Giugno 1896, s.n., cc. 1v. La descrizione dell'evento serale, corredata della lettera spedita dal sindaco di Bologna Alberto Dallolio a Olindo Guerrini, è riportata nel trafiletto cronachistico Il convegno dei velocipedisti: «Il convegno dei velocipedisti è riuscito numerosissimo superando forse le speranze degli stessi organizzatori. Un collega ne parla in altra parte del giornale quasi con entusiasmo di neofita, pubblicando il sonetto di Olindo Guerrini, che fu distribuito agli intervenuti al banchetto spartano. [...] Cordialità ed allegria regnarono sovrane durante il pranzo, e gli evviva più entusiastici furono fatti al Guerrini, al sindaco di Ferrara, venuto in bicicletta, e agli ospiti tutti, ai quali il Guerrini portò con belle parole un caldo saluto, terminando col dar comunicazione della seguente lettera direttagli dal sindaco / "21 Giugno 1896 / Egregio Signore / Verrei ben volentieri lo stesso a porgere un saluto ai forti e animosi giovani (del T.C.C.I.) convenuti oggi in Bologna, ma sono impegnato fino a tarda sera. Procurerò che qualcuno dei miei colleghi della Giunta mi sostituisca ma, stante l'ora (14) non so se riuscirò a trovare chi possa venire. / In ogni caso, rappresentato da persona o in ispirito, la Giunta non può che andar lieta di questo convegno, e rallegrarsi che la gioventù italiana afforzi e addestri il corpo con utili e piacevoli esercizi, i quali sono poi occasione a stringere amichevoli rapporti e a far conoscere ed amare sempre più gli italiani e il bel paese d'Italia. / Le sono con piena stima Dev.mo: DALLOLIO." / La lettera fu accolta da vivi applausi. I brindisi e gli evviva si succedettero numerosi e animosi, fino a che si organizzò la fiaccolata a palloncini colorati. La lunga, tortuosa e ondeggiante sfilata luminosa produceva un bell'effetto, e il pubblico che era affollato ai giardini, lungo la strada di Santo Stefano e in piazza applaudì ai ciclisti. Questi rispondevano con grida di Viva Bologna. La riuonione si sciolse in piazza a tarda ora» (s.n., Il convegno dei velocipedisti, ivi, c. 2r).  

[14] Congresso Touristico – Maggio 1897, «Rivista mensile del Touring Club Ciclistico Italiano», n. 5, 29, Maggio-Giugno 1897, pp. 97-98: 98: «Presero la parola l’Ing. Vanzetti del Consiglio per impegnare l’illustre Prof. O. Guerrini, che promise accettare di preparare l’inno del Touring, ed il Sig. P. Ulivi Console di Torino per invitare tutti a nome anche del suo collega Conte Avogadro di Cerrione ad un convegno a Torino, per l’esposizione nel prossimo anno».

[15] [s.n.], I nostri concorsi a premio. L’inno del Touring Club Italiano, «la Domenica del Corriere» (Milano), II, 20, 20 Maggio 1900, p. 2.

[16] Vittorio Betteloni, Storia di un concorso, in Id., Opere complete, III, Impressioni critiche e ricordi autobiografici; Cronache, a cura di M. Bonfantini, Milano, Mondadori, 1948, pp. 67-74: 71-73. Cfr. anche M. M. Pedroni, Poesia ciclistica delle origini: Betteloni, Canizzaro, Gozzano, Pascoli, Stecchetti, «Versants», XL, 2001, pp. 185-205: 185-187.

[17] A. Marini, N. Piovana, Per l’inno del Touring, «Gazzetta Letteraria» (Milano-Torino), XXIV, 32, 11 Agosto 1900, p. 6; F. A. Salaroli, L’Inno del Touring, «Gazzetta letteraria» (Milano-Torino), XXVI, 31, 4 Agosto 1900, pp. 5-6. 

[18] Vittorio Betteloni, Storia di un concorso, in Id., Opere complete, III... cit., p. 73.

[19] Olindo Guerrini, «“Salute!” (inno pel T.C.I.)», «la Domenica del Corriere» (Milano), II, 29, 22 Luglio 1900, p. 2, riedito in F. Galatà, Olindo Guerrini e la storia di due concorsi poetici del Touring Club, «Peloro», II, 2, 2017, pp. 51-81: 39. Cfr. anche A. Pezzoli, Ciclismo, in Lorenzo Stecchetti cit., p. 124.

[20] Cfr. Notizie varie. Italia, in «Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia» (Roma), n. 122, Giovedì 23 Maggio 1901, pp. 2290-2291.

[21] Cfr. Olindo Guerrini, Nel Touring c’è salvezza, in In bicicletta cit., pp. 93-102; M. M. Pezzoli, Vecchia Bologna. L’appassionante «Montagnola» e le corse dei velocipedi, in Tra passione e professione cit., pp. 61-66. Cfr. anche L. V. Bertarelli, La missione del Touring Italiano, «il Resto del Carlino», 28-29 maggio 1901. L’amicizia e il sodalizio ciclistico fra Guerrini e Antonio Pezzoli è testimoniata senz'altro dall’articolo di A. Pezzoli, Ciclismo, in Lorenzo Stecchetti cit., pp. 121-127.

[22] Olindo Guerrini (L. Stecchetti), In bicicletta, «Bologna che dorme. Periodico umoristico-letterario-illustrato», II, 48, Giovedì 30 Novembre 1899, p. 3.

[23] A. Amman, Invito alla bicicletta, «Le vie d’Italia», 69, 1, Gennaio 1963, pp. 88-95.

[24] Olindo Guerrini, Difesa dei dilettanti di fotografia, «la Tavola Rotonda» (Napoli), III, 2, 8 Gennaio 1893, pp. 1-2: 2, ora in L. Vaccaro, Dilettantismo, scenografia e umorismo nell’arte fotografica di Olindo Guerrini. «Gavéu mai visto una fotografia che sbiavisse col tempo e che va via lassando apena un segno imbaosà?», in Il fondo fotografico “Olindo Guerrini” alla Biblioteca Universitaria di Bologna, a cura di G. Nerozzi, Bologna, BUP, 2022, pp. 17-54.