La Bologna del XV secolo è una delle maggiori città italiane, sede di una prestigiosa università e fiorente centro industriale ed economico; in queste condizioni, ideali per lo sviluppo della nascente arte tipografica, il mercato del libro manoscritto, e il suo mondo di copisti, miniatori, legatori, stationarii, si adegua ben presto alla nuova forma di produzione, favorendo fra XV e XVI secolo l’emergere di alcune grandi famiglie di librai-tipografi-editori. Già dai primi decenni del Cinquecento si manifesta però la presenza sempre più schiacciante della produzione libraria forestiera: importanti stampatori come Vincenzo Valgrisi e Gabriele Giolito stabiliscono filiali in città, mentre nel settore del libro giuridico si va affermando l’editoria lionese dei Giunti.
La situazione muta ancora nella seconda metà del secolo, quando il mercato si rimodula in seguito ai condizionamenti operati dalle autorità ecclesiastiche e si allarga a strati sociali in precedenza esclusi dal consumo culturale. Il lavoro, basato su una capillare indagine delle fonti documentarie, ricostruisce per la prima volta una storia sociale del commercio librario bolognese, delineando le vicende di famiglie e botteghe operanti in città, ma aprendo lo sguardo anche ai rapporti con le grandi ditte forestiere (Fonte: FrancoAngeli).
Saluti istituzionali
Giovanna Giubbini, direttore dell’Archivio di Stato di Bologna
Intervengono
Massimo Giansante, Archivio di Stato di Bologna
Paolo Tinti, Università di Bologna
Sarà presente l'Autrice