Ridurre la produzione di rifiuti a monte è essenziale per preservare le risorse naturali, limitare gli impatti su ecositemi e biodiversità e ridurre l'inquinamento.
Con l’espressione “Prevenzione dei rifiuti” si fa riferimento alle “misure adottate prima che una sostanza, un materiale o un prodotto diventi rifiuto (D.lgs 152/2006). Queste misure possono ridurre non solo la quantità dei rifiuti, ma anche gli impatti negativi dei rifiuti prodotti su ambiente e salute umana e il contenuto di sostanze pericolose in materiali e prodotti.
Fin dal 2008, la prevenzione dei rifiuti è stata messa al primo posto nella gerarchia europea dei rifiuti (Art. 4 Direttiva 98/2008/CE), che prevede la seguente priorità di azioni: prevenzione; preparazione per il riutilizzo; riciclaggio; recupero di altro tipo, per esempio di energia; e smaltimento.
Nello specifico dei rifiuti di imballaggio, “la prevenzione dei rifiuti è il modo più efficace per incrementare l’efficienza delle risorse e ridurre l’impatto dei rifiuti sull’ambiente” (Direttiva 852/2018).
A livello nazionale, ogni paese membro della UE ha l'obbligo di adottare un proprio Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti (PNPR).
La produzione di rifiuti è in primo luogo un problema di consumo di risorse. Durante tutto il percorso che va dall’estrazione delle materie prime, al loro trasporto e trasformazione, fino alla produzione/commercializzazione del prodotto finito e alla sua gestione come rifiuto, vengono consumate risorse naturali ed energia e prodotti scarti ed emissioni. Una corretta gestione dei rifiuti, nella fase finale di questo percorso, consente di restituire al sistema economico solo una parte di questo valore. Il valore che si riesce a preservare risulta generalmente più alto se si prolunga la vita utile di un prodotto (attraverso la condivisione, la riparazione, il riuso, il ricondizionamento, la rigenerazione), rispetto al riciclo dei materiali dai rifiuti. Per approfondire scopri il “diagramma a farfalla” della Ellen MacArthur Foundation, che ben rappresenta questo concetto.
Il 90% della perdita di biodiversità terrestre e dello stress idrico a livello mondiale, il 50% delle emissioni globali di gas serra e oltre il 30% dell'impatto sulla salute dell'inquinamento atmosferico sono causati dall'estrazione e dalla lavorazione delle risorse naturali (Fonte: UNEP).
Secondo i dati attualmente disponibili, i tassi di riciclo dei rifiuti in Italia risultano ben posizionati rispetto ai target previsti dalla normativa europea vigente. A dispetto di ciò, oltre l’80% del metabolismo economico nazionale dipende da materie prime vergini. Il riciclo, da solo, risulta pertanto strumento necessario, ma insufficiente per sopperire alla domanda di materie prime e di energia in ingresso al sistema economico-produttivo nazionale.
Nel dibattito sulla sostenibilità, è stato quindi un ulteriore passo l'introduzione del concetto di sufficienza (sufficiency), descritto dall'IPCC come "un set di misure e pratiche quotidiane che evitano la domanda di energia, materiali, acqua e terra, garantendo al contempo il benessere umano per tutti entro i limiti del pianeta".