2 Giugno 2021, Giorno 3

Mattina – Incontro con il sindaco di Lampedusa, Totò Martello

Oggi ho incontrato il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, una persona molto disponibile: ha risposto subito a un mio messaggio Messanger e un'ora dopo già mi riceveva presso i suoi uffici. Il Comune è collocato in un piccolo edificio bianco nella piazzetta centrale del paese e mi è venuto ad aprire personalmente (solo dopo ho realizzato che era un giorno festivo...). Il telefono squillava senza sosta, ma lo stesso siamo riusciti ad avere un confronto pacato e informale sul fenomeno migratorio e in particolare su quella parte del fenomeno che loro gestiscono come hot-spot, cioè la primissima accoglienza dei migranti che cercano di approdare in Europa attraversando il mare Mediterraneo. Il sindaco Martello, mi ha spiegato come si procede in questa primissima fase. Al momento dello sbarco sono diversi gli attori che operano sul campo nell’accoglienza dei migranti: innanzitutto professionisti sanitari – medici e infermieri – direttamente incaricati dal Ministero della Salute e dagli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera – USMAF; quindi la Guardia Medica di Lampedusa e diverse Associazioni, tra cui, i volontari di Mediterranean Hope, incontrati ieri, ma anche Save the Children e UNHCR. Dopo l’identificazione dei migranti e un breve (talora di poche ore) periodo di osservazione presso il Centro di Accoglienza di Lampedusa, i migranti sono trasferiti sulle navi quarantena, suddivisi tra individui Sars/Cov2 positivi e individui negativi.

Sulle navi quarantena, l'assistenza sanitaria è fornita dalla CRI. Dopo la quarantena (circa due settimane) sono distribuiti in vari centri di accoglienza italiani o rimpatriati. I minori e le persone "vulnerabili" sono invece direttamente collocati in case famiglie della provincia di Agrigento (di cui Lampedusa fa parte, nonostante, dal punto di vista sanitario, sia gestita dalla Asl di Palermo). Il centro di accoglienza, secondo il Sindaco funziona bene a parte quando le operazioni di smistamento dei migranti dal Centro rallentano, ad esempio per una mareggiata che impedisce alle "navi quarantena" di ormeggiare, mentre i migranti continuano a sbarcare. Arrivano molti sudafricani, ritenuti da lui, come dalla maggior parte dei lampedusani che ho intervistato, "gente buona", persone pacifiche e ordinate di indole, rispettose delle regole. Ma sono molti anche i nordafricani, separati da circa 100 km di mare dall’isola di Lampedusa: "Loro sono come noi, a loro piace litigare e la bella vita", afferma il Sindaco. Rispetto alla percezione del fenomeno migratorio, il Sindaco Martello mi invita a riflettere sul fatto che nella piccola Lampedusa ci sono circa 950 studenti delle scuole superiori (sull'isola c'è un liceo scientifico, un istituto alberghiero e un istituto tecnico).

Penso – ma non faccio in tempo a condividere il pensiero – che è con le scuole di Lampedusa, magari in gemellaggio con le scuole di Bologna, che sarebbe molto utile lavorare sulla "percezione del fenomeno migratorio" e sulla formazione all'interculturalità.

Pomeriggio – La visita presso il Centro di Accoglienza di Lampedusa

Nel pomeriggio giungo al Centro di Accoglienza di Lampedusa, gestito da NovaFacility, SRL di Treviso. Incontro gli operatori nei pressi delle cancellate del Centro, che per me e la dott.ssa Malatino della ASP di Palermo che era con me, in mancanza di un permesso della Prefettura di Agrigento, restano chiuse. Ad accoglierci c'era comunque Anna, un'operatrice di EASO (ufficio europeo per il sostegno all'asilo, che lavora a supporto della Prefettura di Agrigento. Con lei ci sono Alice Bisso, co-cordinatrice insieme a una collega assistente sociale, delle operazioni di screening Covid-19 e psicosociali dei migranti accolti, e il medico della struttura, Turi Patanè, responsabile di tutte le prescrizioni farmacologiche. 

 

Nella struttura sono presenti circa 150 migranti. Gli operatori mi parlano soprattutto di quelle situazioni – definite "blocchi medici" – che richiedono una permanenza nel Centro degli ospiti prolungata rispetto alle consuete poche ore/un giorno a cui normalmente sottostanno. Si tratta soprattutto di casi che necessitano di accertamenti per TBC (che prevedono test Mantoux e Rx torace), di gravidanze all'ultimo mese, di casi di fratture. Per le ustioni (evenienza frequente), se di grado severo, i migranti sono direttamente portati in ospedale. Altre situazioni che determinano permanenze superiori al giorno si verificano in condizioni di "attenzione penale" e reati "amministrativi", quali ad esempio il re-ingresso a seguito di espulsione.

 

Il dr. Patanè mi riferisce che alla visita medica molti migranti sono tachicardici e attribuisce questa manifestazione a una sorta di "stress da esame", data l'importanza che questa valutazione ha sulla vita delle persone e le traiettorie future. Dice inoltre che i migranti nordafricani con disturbi psichiatrici (a suo parere pochi tra tutti coloro che ospitano) vengono già con una lista di medicinali che sono abituati assumere. Quando è necessaria una terapia psichiatrica, in attesa della valutazione della psichiatra del Poliambulatorio di Lampedusa coordinato dalla dott.ssa Malatino, nella maggior parte dei casi lui somministra benzodiazepine. Naturalmente mi soffermo brevemente a discutere dell'opportunità di somministrare tale trattamento, data l'alta additività delle benzodiazepine.

Il mediatore culturale Vincenzo, un ragazzo molto brillante che ha imparato l'arabo vivendo per un intero anno in una comunità tunisina a Palermo, mi racconta che insieme allo psicologo del Centro hanno, in alcuni casi, consultato anche guaritori tradizionali. E’ accaduto ad esempio nel caso di un giovane, "guarito" dall'ossessione di avere vermi nello stomaco dopo un intervento congiunto tra mediatore culturale, psicologo e curatore tradizionale. Anna infine, si sofferma sulle opportunità di rientro promosse dal fondo FAMI. Gli altri operatori aggiungono tuttavia come tale via, cioè il rientro al paese di origine con supporto finanziario, è spesso vissuto dai migranti con vergogna.

 

Per una migliore comprensione delle aspettative migratorie, lascio agli operatori i riferimenti del Centro Studi e Ricerca BoTPT del DIMEC-UNIBO e offro disponibilità per avviare con loro, una formazione ad hoc sull'utilizzo dello strumento di indagine messo a punto dal gruppo di ricerca del BoTPT. Si tratta dell’intervista “Bologna Migration History” (v. Allegati), cioè di un form di indagine – già utilizzato nel progetto europeo EU-GEI – che permette di individuare e collocare, rispetto a una scala sintetica elaborata precedentemente, gli snodi cruciali del processo migratorio vissuto dai singoli individui ascoltati e delle aspettative correlate a tale percorso.

Discutiamo anche dell'opportunità di organizzare un breve periodo di "osservazione partecipante" che io stessa potrei condurre presso il Centro di Accoglienza, al fine di sviluppare insieme, in equipe, uno strumento di screening del disagio psichico dei migranti. Sono tutti molto disponibili e cordiali, forse anche un po’ troppo attenti a descrivere in modo positivo la realtà in cui operano.

Al termine del nostro incontro, svoltosi in cerchio sotto gli alberi che ombreggiano l’ingresso del Centro, Stefano riaccompagna me e la dott.ssa Malatino verso via Roma.