1 Giugno 2021, Giorno 2

Ore 9 – Incontro con i volontari di Mediterranean Hope

Francesco ed Elisa, due volontari seri e instancabili, mi descrivono le caratteristiche base del loro intervento di primissima assistenza agli sbarchi. Li incontro poco dopo le 9 e dopo una notte di sbarchi, al Caffè Royale, in via Roma. Francesco (operatore socio-sanitario), Elisa (insegnante) e Giovanni (infermiere) lavorano insieme e fanno gruppo con l’obiettivo di umanizzare l’accoglienza e di costruire una nuova visione politica della frontiera. Tra le azioni che corrispondono al primo obiettivo certamente si colloca l’accoglienza dei migranti al momento dello sbarco. Sono importanti però anche gli altri progetti messi in campo: il progetto La couverture de la memorie Tunisie  (La coperta della memoria – Tunisia) o il progetto per ridare dignità al ricordo, in cui, durante il transito dei migranti deceduti, nel Cimitero di Lampedusa, quando è possibile, si sostituiscono i numeri con i nomi e con le lapidi per le sepolture. 

“Siamo madri, sorelle, donne tunisine che, nella frontiera del Mar Mediterraneo, hanno perso i propri cari – figli, figlie, fratelli e sorelle – morti o scomparsi a causa delle politiche migratorie europee che negano diritti, storie e vite umane. Molti dei nostri cari sono ancora oggi dei numeri senza volto, scomparsi nell’indifferenza politica e sociale.
Per restituire un nome a queste persone e per riconoscere le loro storie, abbiamo deciso di partecipare al progetto della #copertadiYusuf, nata a Lampedusa all’indomani dell’annegamento del piccolo Yusuf, ennesima vittima del mare spinato.

Filo alla mano, trama e ordito, costruiamo la “Coperta della memoria - Tunisia”. Ogni “mattonella” che compone la coperta corrisponde alla storia di una persona scomparsa o morta lungo la rotta migratoria. Ogni "mattonella" rappresenta una persona che ancora cerchiamo e per cui chiediamo verità e giustizia. Affinché i nostri figli e le nostre figlie, i nostri fratelli e le nostre sorelle annegati nel Mediterraneo spinato non siano dimenticati: intrecciamo la nostra memoria con quella di altre famiglie e altre madri in Italia e in Tunisia, per costruire un racconto comune, contro la rimozione istituzionale e politica dei diritti.

La coperta della Memoria – Tunisia nasce quindi con lo scopo di non permettere che l’indifferenza trascini nell’oblio queste storie e cancelli le responsabilità di queste morti. Per fare del racconto un mezzo di contrasto della violenza della frontiera. Per fare della memoria uno strumento di lotta collettiva.”

Il loro costante monitoraggio dei porti aiuta poi a ridisegnare costantemente le dimensioni geopolitiche dei flussi migratori in entrata nel nostro paese dei migranti. Secondo Francesco ed Elisa manca quasi del tutto un'azione di screening psicologico e psichiatrico allo sbarco e un’azione di supporto psicosociale nelle prime fasi dell’accoglienza. Francesco compila anche l'intervista da somministrare ai migranti intitolata "Percezione del fenomeno migratorio nei luoghi di approdo". Mi da subito un riscontro positivo sullo strumento di ricerca messo a punto dal BoTPT. Il format si compila facilmente e quindi anche rapidamente. Ci salutiamo con la promessa di rivederci presto, possibilmente al prossimo sbarco

Ore 11 – Intervista al Presidente dell'Archivio Storico di Lampedusa, Antonino Taranto

Commovente testimonianza di "papà Nino" rispetto alla attivazione della società civile di Lampedusa per la prima accoglienza dei migranti; fino a prima della pandemia Covid-19 era informalmente concesso ai migranti di uscire dal centro di identificazione ed erano organizzati corsi di italiano e momenti di socializzazione; il Presidente aveva organizzato anche una postazione internet per i migranti.

Ore 14 circa – Sbarco

Sono 15 migranti di origine tunisina,  intercettati dalla polizia marittima. Sul posto i volontari di Mediterranean Hope, oltre alle forze dell'ordine - documentazione fotografica e brevi interviste.  



Ore 17 – Visita al cimitero di Lampedusa

Recita un'effige all'ingresso: "In questo cimitero hanno trovato sepoltura un numero imprecisato di donne e uomini morti nel tentativo di raggiungere l'Europa attraverso il Mar Mediterraneo, unica via per cercare una possibilità di futuro. La quasi totalità delle tombe non ha un nome... Nella consapevolezza che ogni frammento di storia sia capace di produrre una crepa in quel muro che divide gli uni dagli altri e nella speranza che la memoria di queste vite non vada persa, occorre continuare a raccontare affinché si raggiunga una moltiplicazione delle voci, tale da essere assordante".

Ore 19 – Visita alla Porta di Lampedusa

Dalle immagini la documentazione fotografica della "nave quarantena" che ospita i migranti risultati positivi al SarsCov-2.

 

Nel corso della giornata sono riuscita a raccogliere 4 interviste sulla percezione del fenomeno migratorio a persone del posto. Una giovane donna è stata, civilmente e su base volontaria, impegnata nei soccorsi al tragico naufragio del 3 ottobre 2013, perché in quel momento si trovava con alcuni amici nei pressi del naufragio per una gita in barca. Sono riusciti a salvare una cinquantina di persone, 368 purtroppo annegarono davanti ai loro occhi.  Ha già raccontato tutto a una classe di una scuola di Catania... Per farlo ha recuperato una mail che aveva scritto ai suoi amici, per non dimenticare. I ragazzi l’hanno ascoltata in silenzio e attenti per un'ora. E' convinta di avere lasciato in loro "un seme che germoglierà". Sorride e abbraccia la dott.ssa di Emergency, sua amica.