BIRBA

Collana di studi «Biblioteca del Rinascimento e del Barocco».

Nella prospettiva culturale che si sviluppa fra XVI e XVII secolo in Europa si assiste a un riassetto epocale di idee e di forme adeguate a comunicarle; la scena letteraria, intrecciata alla drammaturgia, alla musica e all’innovazione nelle arti figurative nonché messa alla prova dal confronto con i modi della comunicazione della rivoluzione scientifica, dà vita a una stagione complessa di proposte e risposte che offre ancora ampie possibilità di scandaglio.
A questa opportunità di migliore identificazione di testi e di perfezionamento degli studi la Biblioteca del Rinascimento e del Barocco viene incontro facendo appello a un quadro nazionale e internazionale di specialisti, capaci di trasformare una Collana editoriale in una rete di relazioni e di discussione: nell’articolazione di una virtuale res publica litteratorum.

La revisione fra pari si applica sottoponendo i testi offerti alla valutazione di due componenti della Direzione.

 

DIREZIONE

Andrea Battistini, Luisa Avellini, Clizia Carminati, Francesco Ferretti, Lara Michelacci, Uberto Motta, Leonardo Quaquarelli, Francesco Sberlati

Tasso tra «Liberata» e «Conquistata»: la Bibbia, i Padri, la liturgia

di Ottavio Ghidini
I libri di Emil, 2019

Il legame di Torquato Tasso con la cultura religiosa del suo tempo ha sempre goduto di un'attenzione peculiare da parte degli studiosi: lo scrittore vive nell'epoca del Concilio di Trento e in tale contesto storico il suo itinerario poetico si caratterizza per vastità e ricchezza di riferimenti culturali, non solo letterari, ma anche filosofici, nonché, in misura crescente con il passare degli anni, teologici. Il volume di Ottavio Ghidini esamina i rapporti stabiliti dalla Gerusalemme liberata e dalla Conquistata con i testi biblici, patristici e liturgici conosciuti dal poeta cinquecentesco. Oltre a un confronto personale e sempre più ravvicinato con la Sacra Scrittura, Tasso si dedica allo studio dei Padri e dei Dottori della Chiesa, da Agostino d'Ippona a Tommaso d'Aquino, da Basilio di Cesarea a Bernardo di Chiaravalle, da Gregorio di Nazianzo allo Pseudo-Dionigi Areopagita. Questo saggio considera l'evoluzione dell'autore relativamente al genere eroico e segue dunque uno sviluppo diacronico, pur osservando, a latere, i legami sincronici con le altre opere, in specie di argomento religioso, via via scritte da Tasso lungo il corso della sua vita.

Bellezza della volgar poesia

di Giovan Mario Crescimbeni, a cura di Enrico Zucchi
I libri di Emil, 2019

«La Bellezza della volgar poesia», pubblicata originariamente nel 1700 dal Custode dell'Arcadia, Giovan Mario Crescimbeni, è tra i documenti che meglio illustrano la poetica riformatrice promossa dall'accademia. Fondato sull'affermazione del primato della «volgar poesia» rispetto a quella classica, sul rilancio del platonismo rinascimentale e sulla condanna più formale che sostanziale della poesia barocca, questo trattato in forma di dialogo è una fonte straordinariamente preziosa per sondare la cultura e l'estetica letteraria della prima Arcadia. In questa sede ne viene proposta l'edizione commentata, a partire dall'esame di un esemplare della princeps conservato presso la Biblioteca Vaticana, contenente numerose postille - tutte inedite - non soltanto dell'autore, come precedentemente creduto, ma anche di Anton Maria Salvini. Nel 1712, quando in Arcadia si era da poco consumata la scissione con Gian Vincenzo Gravina e i suoi allievi, Crescimbeni decise di ristampare la Bellezza, aggiungendo un dialogo sul gusto della poesia contemporanea, e integrando le postille di Salvini. La presente edizione, oltre a pubblicare per la prima volta queste postille, e a indagare il percorso evolutivo della scrittura crescimbeniana tra la prima e la seconda impressione del trattato, offre nuovi, importanti elementi per comprendere a fondo le dinamiche poetiche e politico-culturali di una stagione significativa della cultura italiana.

Narrare nel Cinquecento. Le «Cento novelle scelte» di Francesco Sansovino

di Federica Rando
I libri di Emil, 2018

Il volume offre una disamina accurata dei materiali testuali confluiti nella celebre antologia del Sansovino che, unitamente al capillare raffronto fra le cinque diverse edizioni della raccolta pubblicate vivente il curatore, ha consentito di indagare a fondo la genesi e l'evoluzione di quella fortunata iniziativa editoriale e di individuare i caratteri di una strategia autoriale precisa e stratificata, messa in atto da un editore abilissimo nell'inserirsi con disinvoltura in uno scenario articolato e in rapidissima evoluzione come quello dell'industria libraria veneziana.

Il mito di Armidoro. Giovanni Soranzo e il suo poema milanese (1611)

di Rosaria Antonioli
I libri di Emil, 2017

Il volume segue le orme del cavaliere errante Armidoro, protagonista, nei primi anni del Seicento, di tre poemi milanesi: «La risorgente Roma» di Giovan Ambrogio Biffi, «I giuochi di Marte» del veneziano Giovanni Soranzo, e il vasto «Armidoro», dello stesso autore. Il poemetto in tre libri «I giuochi di Marte», descrizione di una giostra cavalleresca, si chiude con un indice dei personaggi che presero parte agli armeggiamenti con nomi di fantasia. Scopriamo così che sotto le spoglie di Armidoro c'è lo stesso destinatario dell'opera: il conte di Sale Francesco d'Adda. La ricostruzione della biografia di Giovanni Soranzo, autore poliedrico a lungo trascurato dagli studi letterari, descrive un'esistenza nomade, trascorsa all'insegna della precarietà; mentre sono stati recentemente accertati dagli storici del teatro e dell'arte i legami che il poeta strinse con i protagonisti degli ambienti culturali di Genova e Firenze. All'inizio del 1606 Soranzo giunse a Milano, dove rimase per circa sei anni al servizio del conte d'Adda, che desiderava essere immortalato in un poema come novello Ruggiero. Al centro del lavoro è l'analisi dell'«Armidoro», condotta attraverso l'individuazione di fonti letterarie e cronachistiche. Tra i sostenitori dell'epopea tassiana, ma affascinato dalla fervida immaginazione ariostesca, Soranzo realizzò con il suo «Armidoro» un curioso esempio di continuazione dell'«Orlando furioso» contaminata da diffuse citazioni della «Gerusalemme», e, caso singolare, scelse di collocare le vicende narrate in epoca contemporanea. L'elemento eroico, strettamente connesso al motivo encomiastico, ci permette di rintracciare, all'interno del poema, una complessa rete di rapporti tra gli artisti, i letterati, i teatranti, i musici e i nobili più influenti del periodo. Tra i nomi più ricorrenti è quello del cardinale Federico Borromeo, la cui riforma culturale si lega alla scelta, da parte di Soranzo, di eleggere il mago Artasse, rappresentante di tutti i protestanti d'Oltralpe, come principale nemico di Armidoro.

Identità, lettere e virtù. Le lezioni accademiche degli Insensati di Perugia (1561-1608)

di Lorenzo Sacchini
I libri di Emil, 2017

L'autore pone al centro dell'indagine le lezioni accademiche composte tra gli anni Sessanta del Cinquecento e la prima decade del Seicento, nelle quali emerge con maggior evidenza il carattere collettivo del sodalizio. Nella fase iniziale, che corrisponde all'incirca al periodo 1561-1590, gli Insensati si dedicarono principalmente a plasmare la loro identità etica e letteraria. Nei discorsi accademici essi illustravano da un lato il significato del termine "insensato", che nella "medolla" veniva a definire un uomo libero dai sensi e dato alla contemplazione, e dall'altro disciplinavano le forme iconiche e letterarie in cui doveva realizzarsi questa condivisa «insensataggine». L'inclinazione verso temi più strettamente filosofici divenne preponderante nella successiva fase di maturità dell'accademia (1590 ca.-1608), la cui attività venne disciplinata dalla sapiente guida di Cesare Crispolti. Questo rinnovato atteggiamento portò con sé una curiositas nuova, che diede vita ad una produzione più aperta, pronta ad accogliere una grande varietà di temi mondani, letterari, etici, e a dare maggior spazio alla dimensione retorica della conoscenza.

Poemi sacri nel Ducato di Milano

di Francesco Samarini
I libri di Emil, 2017

Nonostante il cosiddetto “poema sacro” sia uno dei generi più frequentati dai poeti italiani tra il XVI e il XVII secolo, le opere afferenti a questa categoria letteraria non hanno ricevuto per molto tempo la dovuta attenzione critica. Data la vastità del campo di indagine, questo volume si propone di studiarne una sezione limitata ma significativa, prendendo in esame le opere in volgare pubblicate nel Ducato di Milano, distribuite in un arco temporale che va dal 1566 al 1706. Sulla base di una rigorosa analisi dei componimenti, il presente lavoro intende delineare tanto le peculiari declinazioni dell’epica sacra nella realtà lombarda, fortemente influenzata dall’indirizzo culturale proposto da Carlo e Federico Borromeo, quanto i tratti più caratteristici dell’intero genere letterario, con osservazioni applicabili anche ad altre aree geografiche.

Allegoria e teatro tra Cinque e Settecento: da principio compositivo a strumento esegetico

a cura di Elisabetta Selmi ed Enrico Zucchi
I libri di Emil, 2016

Sin dalle origini della nostra tradizione romanza il fascino dell'allegoria promana dal suo essere un oggetto di riflessione problematico e sfuggente nel suo carattere di «alieniloquium» che rinvia ad un'alterità: un «tropus» che «aliud enim sonat, aliud intelligitur», capace di collegare il «visibile» con l'«invisibile», il profano con il sacro, l'immanente con il trascendente. La sua connaturata ambivalenza, che nei secoli la raffina sia come strumento concettuale dell'interpretazione sia come modalità poetica ed estetica dell'espressione, fa dell'allegoria una categoria cardine, di assoluto rilievo per la conoscenza delle strutture culturali e delle forme rappresentative che contraddistinsero la mentalità e la sensibilità delle diverse epoche storiche. Il volume intende raccogliere la sfida ambiziosa di una perlustrazione sistematica sulla presenza e i caratteri della fenomenologia allegorica nel teatro della prima modernità.

Il «Quaderno di appunti» di Anton Giulio Brignole Sale: vita e cultura a Genova nell'età barocca

di Carla Bianchi
I libri di Emil, 2016

Anton Giulio Brignole Sale (1605-1652), nobile genovese e figura di spicco nella vita politica della Repubblica aristocratica, fu autore di romanzi, satire, versi per musica, commedie e composizioni d'occasione. Animatore dell'Accademia degli Addormentati, ambasciatore in Spagna e senatore, abbandonò gli incarichi pubblici per diventare sacerdote e poi predicatore nella Compagnia di Gesù. Questo lavoro si propone di descrivere integralmente un suo taccuino manoscritto conservato presso la Biblioteca Berio di Genova, organizzando e interrogando materiali di natura eterogenea: oltre agli inventari librari, che hanno attirato inizialmente l'attenzione degli studiosi, vi sono annotati estratti e appunti di lettura, abbozzi, minute epistolari, argomenti per composizioni e dissertazioni accademiche, cronache e registrazioni delle spese domestiche. L'analisi dei diversi usi del quaderno permette di arricchire il ritratto biografico e letterario del marchese e fornisce riscontri rilevanti delle sue relazioni culturali. Si offre in appendice la trascrizione integrale delle lettere, delle cronache e dei testi letterari inediti.

Giovan Battista Manso e la cultura letteraria a Napoli nel primo Seicento. Tasso, Marino, gli Oziosi

di Piero Giulio Riga
I libri di Emil, 2015

Giovan Battista Manso è stata una figura centrale all'interno del contesto culturale napoletano tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, noto alle cronache letterarie per essere stato amico e protettore dei due maggiori poeti italiani attivi in quegli anni, Torquato Tasso e Giovan Battista Marino, dei quali divenne biografo. La parabola del Manso è qui ripercorsa nella sua estensione e complessità, facendo luce sugli aspetti di maggiore interesse, dalle ampie relazioni intessute con scrittori di varia estrazione (oltre ai già nominati Tasso e Marino, Basile, Pignatelli, Beni, Galilei, Grillo, Loredano, Imperiale, Milton) al fondamentale ruolo svolto, in qualità di principe, nel sodalizio meridionale di primo Seicento più prestigioso e autorevole, l'Accademia degli Oziosi. Si è inteso poi vagliare capillarmente la sua attività letteraria, focalizzandosi tanto sulle opere più note e celebrate, come la «Vita di Torquato Tasso», quanto su quelle in ombra, i dodici dialoghi dell'«Erocallia», otto dei quali impreziositi dagli argomenti del Marino, e le «Poesie nomiche», silloge che impone una lettura del "canzoniere" in direzione etico-morale, deviando così dalle formule più consuete della lirica post-mariniana. Collateralmente all'indagine condotta sulla vita e sugli scritti del Manso, nelle tre sezioni di cui si compone il volume si è tracciato un percorso attraverso alcuni aspetti della letteratura napoletana della prima metà del secolo XVII.

Rime e Tirsi

di Baldassarre Castiglione e Cesare Gonzaga, a cura di Giacomo Vagni
I libri di Emil, 2015

Universalmente noto come autore del «Cortegiano», Baldassarre Castiglione (1478-1529) vanta una produzione letteraria "minore", in latino e volgare, parca nelle dimensioni ma squisita nella qualità. Alla lirica di matrice petrarchesca, calata in un contesto eminentemente sociale e di relazione, egli si applicò soprattutto negli anni trascorsi alla corte di Urbino insieme a Pietro Bembo, e in questo ebbe sodale più prossimo il cugino e amico Cesare Gonzaga (1475ca.-1512), che con lui compose una breve raccolta di versi e l'egloga «Tirsi», entrambe dedicate alla duchessa Elisabetta Gonzaga. Introdotte da un'ampia ricognizione documentaria che ne ricostruisce storia della tradizione e fortuna, le prove poetiche volgari dei due mantovani sono qui presentate in edizione critica e commentata, entro un quadro d'insieme che offre nuovi dati utili ad una più perspicua intelligenza della formazione di Castiglione scrittore, e del successivo sviluppo del petrarchismo cinquecentesco.

Due biografie per il principe degli Incogniti. Edizione e commento della «Vita di Giovan Francesco Loredano» di Gaudenzio Brunacci (1662) e di Antonio Lupis (1663)

di Lucinda Spera
I libri di Emil, 2014

Sabato 13 agosto 1661 a Peschiera del Garda si spegne, poco più che cinquantenne, nel pieno esercizio delle sue funzioni di Provveditore il nobiluomo veneziano Giovan Francesco Loredano, noto per essere stato il fondatore e principe dell'Accademia degli Incogniti e per il forte odore di libertinismo che emanavano le sue vicende biografiche. Loredano aveva dedicato la sua trentennale opera di promotore culturale alla prepotente fede nella potenza eternatrice della parola stampata, tessendo intorno a sé una fitta rete di cantori della sua grandezza. Il filo del ragionamento riparte da qui per verificare l'eventuale efficacia e la durata anche postuma di un piano di notorietà tanto dettagliatamente ordito. Chi si farà carico del suo programma? Quale immagine avranno di lui, nell'immediato futuro, i coprotagonisti della stagione culturale che egli aveva animato? La riproposta in questo libro delle uniche due biografie a lui dedicate dai contemporanei si rivela centrale ai fini della verifica del suo lascito culturale.

Poesie

di Claudio Trivulzio, a cura di Giuseppe Alonzo
I libri di Emil, 2014

Una poesia amorosa cautamente sensuale, che convoglia le escursioni metaforiche nella rappresentazione galante della città. Un'ispirazione civile antimilitaristica, capace di censurare l'espansionismo di Parigi quanto l'arroganza di Madrid. Una vena encomiastica sì filospagnola, ma complicata, dove ci si aspetterebbe l'elogio più sviscerato, dal disagio di un'eroicità negata e dall'utopia di una provvidenziale pacificazione. Il tutto nell'ambito di una poetica prudentemente sperimentale, alternativa alle prescrizioni dei Borromei ma non piegata alla propaganda spagnola. Una poetica mai riconducibile a soluzioni univoche e costanti, bensì abile a mettere a nudo e anzi a sfruttare, pur con pericolose difficoltà, la fluidità di codici estetici solo apparentemente inconciliabili. Sullo sfondo, una complessa serie di vicende familiari, che raccontano degli alterni rapporti con l'influente cardinale Gian Giacomo Teodoro e contribuiscono all'evoluzione da un giovanile profilo occasionale ad uno, maturo, della contestazione, e infine - su stimolo della necessità - a quello senile dell'elogio. È questa, in sintesi, la caratura poetica di Claudio Trivulzio (1588-1649). Esempio, unico a Milano, di una piena ricezione del barocco letterario, egli si rivela capace di coniugare l'egemonia tanto del disciplinamento etico ed estetico borromaico, quanto di una classe politica più o meno esplicitamente sostituita dal miraggio di una Milano autodeterminata.

Valori e funzioni delle similitudini nell'«Orlando furioso»

di Veronica Copello
I libri di Emil, 2013

In nessun altro poema cavalleresco, né prima né dopo, le similitudini svolgono un ruolo di tale importanza come nell'«Orlando furioso»: la novità quantitativa e qualitativa- le rende un unicum. Questo volume mira a individuare le caratteristiche precipue dei paragoni ariosteschi, analizzandoli innanzitutto da un punto di vista strutturale e in seguito intertestuale. Chiude il volume una rilettura dei Frammenti autografi dell'«Orlando furioso», dai quali emerge la propensione ariostesca a inserire le similitudini 'a freddo', in una fase di revisione: l'operazione conferma la natura accorta dell'invenzione artistica dell'autore e rivela la funzione di controllo svolta dai paragoni nel poema. Passando dal singolo artificio retorico all'interpretazione globale viene alla luce anche il legame che si instaura fra la prassi compositiva e l'esperienza dell'uomo.

Gli Incogniti e l'Europa

a cura di Davide Conrieri
I libri di Emil, 2011

La veneziana Accademia degli Incogniti ebbe posizione di spicco nel panorama letterario italiano del Seicento, per il rilievo delle opere prodotte collettivamente o individualmente da suoi membri nell'ambito della lirica, della narrativa romanzesca e novellistica, del teatro. Il successo di tali opere, a incominciare da quelle del fondatore dell'Accademia, Giovan Francesco Loredano, fu europeo. Ma europeo fu anche lo sguardo di molti degli Incogniti, attenti ai suggerimenti delle letterature straniere. Così che tra l'Accademia e l'Europa si istituì un rapporto di dare e di avere. Su tale rapporto indaga questo libro, apportando nuovi dati, e soprattutto perseguendo il fine di collocare i fatti esaminati (siano essi riprese, imitazioni, traduzioni, rappresentazioni teatrali) nel contesto storico in cui avvennero, attraverso puntuali ricostruzioni di trame spesso composite, variamente costituite da atteggiamenti ideologici e religiosi, da posizioni letterarie, da capacità e da convenienze personali. I saggi qui riuniti hanno pure un'implicazione che va oltre i casi studiati, confermando un fenomeno non sempre tenuto presente in giusta misura nella discussione sul declino secentesco della nostra letteratura. Ossia che la permanenza sul mercato della produzione letteraria italiana del secolo XVII riuscì più durevole, e non di rado assai più durevole, all'estero che in patria. Il fenomeno può essere soggetto a interpretazioni diverse; ma senz'altro indica che la reputazione e l'attrattiva della nostra letteratura si esercitarono in Europa anche attraverso la sua produzione secentesca.

Vita e morte del cavalier Marino

di Clizia Carminati
I libri di Emil, 2011

Edizione e commento della «Vita» di Giovan Battista Baiacca, 1625, e della Relazione della pompa funerale fatta dall'Accademia degli Umoristi di Roma, 1626. Prima delle cinque biografie che consacrarono Giovan Battista Marino già a breve distanza dalla morte, la «Vita» di Giovan Battista Baiacca fu dedicata al cardinale Desiderio Scaglia, con l'intento di offrire del Marino, condannato dall'Inquisizione all'abiura nel 1623, un'immagine ricomposta e priva di ombre, e di garantire protezione al poema maggiore, L'«Adone», che rischiava (e poi subì nel 1627) una condanna all'Indice dei libri proibiti. Uno scontro tanto sotterraneo quanto serrato si andava infatti consumando negli ambienti letterari romani sin da quello stesso 1623 che aveva visto l'elezione di Maffeo Barberini al soglio pontificio e il ritorno del Marino dalla Francia: classicismo barberiniano e oltranza mariniana si andavano progressivamente divaricando.

I duchi di Urbino. De Urbini ducibus liber

di Pietro Bembo, a cura di Valentina Marchesi
I libri di Emil, 2011

Al di là della tessitura retorica prelevata da Cicerone, scelto in modo risoluto (e in esordio al dialogo) come simbolo stesso di quell'universo, trapelava la lezione civile che la figura di Guidubaldo, accostata alla stirpe degli Scipioni, poteva indicare con l'appello al figlio adottivo Francesco Maria e soprattutto, attraverso la virtù di Elisabetta, alle altre realtà politiche italiane. Emblema di saggezza e di una virtù affabilmente disposta al dialogo (giusta l'amabilitas che Bembo gli attribuiva), Guidubaldo diventava accecante esempio di una tenacia stoica, costantemente minacciata dall'emergenza del presente, che conserva però nella certezza della giustizia e nel conforto della cultura (ovvero nel primato della vita contemplativa, come affermerà, dietro il ricordo di Federico da Montefeltro, anche Castiglione in Cort. IV 26) la sua irriducibile ricompensa.

Battista Guarini e la retorica dell'altrove politico. Un genere fra epistola, relazione diplomatica e resoconto di viaggio.

di Luisa Avellini e Lara Michelacci
I libri di Emil, 2009

Figura di letterato e funzionario di corte tra le più interessanti del secondo Cinquecento, Battista Guarini, notissimo sullo scorcio degli anni Ottanta come autore della tragicommedia «Il pastor fido», si manifesta qui nei primi anni Settanta protagonista di due ambascerie e missioni politiche assai rilevanti nelle vicende del Ducato di Ferrara retto da Alfonso d'Este. Le lettere inedite da Torino e i «Discorsi sulla legazione polacca», solo parzialmente finora pubblicati, disegnano un quinquennio di storia europea dalla specola di un osservatore attento e di una penna abile e prudente.