SYNDESIS

Un progetto e materiali sul capitalismo delle infrastrutture

Il sociale messo in forma. Le infrastrutture come cose, processi e logiche della vita collettiva a cura di Vando Borghi e Emanuele Leonardi, Orthotes Editrice, Napoli-Salerno 2024

 

Più che l’esito finale e definitivo di una specifica indagine, questo volume costituisce un vero e proprio cantiere di ricerca aperto. Un laboratorio, dunque, nel quale differenti percorsi di ricerca si incrociano su un terreno comune, trasversale ai diversi campi di approfondimento: le infrastrutture. Esse svolgono un ruolo determinante nelle forme di vita del capitalismo contemporaneo: legano insieme, connettono, vincolano e consentono l’organizzazione coordinata del sociale. Le infrastrutture possiedono specifiche caratteristiche materiali, tecniche, organizzative, essendo quei sistemi socio-tecnici attraverso cui è possibile realizzare e distribuire enormi flussi di merci, di persone, di dati, di immagini e così via. Al tempo stesso, proprio nel continuo e quotidiano ricorso a quei dispositivi, oggi caratterizzati da una estensione quantitativa e una sincronizzazione sistemica inedite, le nostre forme di vita sono a loro volta infrastrutturate dalle logiche e dai codici con cui le infrastrutture funzionano. In questo senso, grazie alle infrastrutture facciamo molte cose, ma a loro volta esse fanno qualcosa delle nostre forme di vita. Questo testo consente pertanto l’accesso ad un cantiere di lavoro in cui, senza pretese esaustive né tanto meno di chiusura sistemica, differenti percorsi di ricerca danno forma ad una prospettiva, un orizzonte esplorativo nel quale la messa a fuoco delle infrastrutture – o per meglio dire, dell’infrastrutturare – assume la valenza di un metodo di indagine, uno strumento attraverso il quale porre attenzione ai processi materiali e immateriali con cui il sociale prende forma.

Saggi diMarco Alberio, Federica Alfano, Paul Blokker, Vando Borghi, Federico Chicchi, Giada Coleandro, Gianluca De Angelis, Alberto De Nicola, Barbara Giullari, Emanuele Leonardi, Matteo Lupoli, Marco Marrone, Davide Olori, Gianmarco Peterlongo, Giorgio Pirina, Beatrice Ruggieri, Maria Rita Tagliaventi, Luca Villaggi

Lavoro umano e infrastrutture del sociale nel capitalismo contemporaneo

 

"Cambiare il mondo non basta. Lo facciamo comunque. E, in larga misura, questo cambiamento avviene persino senza la nostra collaborazione. Nostro compito è anche d’interpretarlo. E ciò, precisamente, per cambiare il cambiamento. Affinché il mondo non continui a cambiare senza di noi. E, alla fine, non si cambi senza di noi."
Günther Anders, L’uomo è antiquato, Torino, 1992 

Nel greco classico, il sostantivo σύνδεσις (syndesis) significa legame, connessione, ciò che lega insieme e dunque congiunge e vincola. Sia in senso letterale, ad esempio per riferirsi alla fusione tra sostanze, sia in senso figurato, laddove si vuole indicare il significato del coordinamento, del tenere insieme: Platone usa appunto il verbo συνδέω quando parla del tenere unita la città attraverso la ricerca del bene comune. 

Ci sembra che l’alone semantico del termine con cui abbiamo nominato il nostro progetto rappresenti con efficacia la direzione in cui pensiamo di farlo muovere: mettere a fuoco le modalità storiche con cui si configura la connettività del sociale. L’obbiettivo che ci poniamo è quello di promuovere indagini, ricognizioni, riflessioni sul capitalismo come ordine sociale istituzionalizzato, assumendo di quest’ultimo una accezione ampia, finalizzata a mettere a fuoco la costante interazione e le contraddizioni tra le attività produttive ed economiche, da un lato, e le dimensioni materiali e immateriali che consentono la riproduzione sociale, dall’altro. 

Si tratta di un progetto che ha preso forma nel corso di un cantiere sociologico di ricerca e di approfondimento che ha nel concetto di infrastruttura il proprio denominatore comune. Le infrastrutture, in senso letterale, svolgono un ruolo determinante nelle forme di vita del capitalismo contemporaneo: legano insieme, connettono, vincolano e consentono l’organizzazione coordinata del sociale. Esse possiedono specifiche caratteristiche materiali, tecniche, organizzative, essendo quei sistemi socio-tecnici attraverso cui è possibile realizzare e distribuire enormi flussi di merci, di persone, di dati, di immagini e così via. Allo stesso tempo, proprio nel continuo e quotidiano ricorso a quei dispositivi, con una estensione quantitativa e una sincronizzazione sistemica giunta a livelli di intensità particolarmente elevati, le nostre forme di vita sono a loro volta infrastrutturate dalle logiche e dai codici con cui esse funzionano.

 

Sono strumenti di cui ci serviamo per fare delle cose, ma sono anche dispositivi che fanno qualcosa di noi, della nostra vita sociale. Le infrastrutture combinano elementi di visibilità (le infrastrutture stradali, gli oleodotti, le ferrovie), di opacità (pur viaggiando in aereo, non siamo consapevoli dei corridoi di volo entro i quali quei voli sono incanalati) e di invisibilità, in quanto sistemi che, oltre al lavoro umano, incorporano (ed escludono, rendendole così irrilevanti) quantità enormi di conoscenza e di valutazioni, sotto forma di codici, standard, algoritmi e format ulteriori. A loro volta, questi aspetti sono indistricabili dai processi sociali attraverso cui le infrastrutture hanno preso forma, funzionano e si trasformano, nonché dai sistemi simbolici e di rappresentazione entro cui prendono senso e, infine, dalle coordinate che ne fanno dei fatti sociali formati nello spazio e nel tempo, in un processo circolare complessivo nel quale le infrastrutture sono, allo stesso tempo, oggetti e attori di condizionamento. Più in generale, è la vita sociale nel suo insieme che è sorretta da infrastrutture, in quanto oggetti materiali o logiche relazionali che assicurano, in forme storicamente mutevoli, la connettività indispensabile alla società. 

In questo senso, più che per l’oggetto o per il fenomeno affrontato di volta in volta, questo progetto intende caratterizzarsi per la prospettiva che intende mettere all’opera, nella quale dimensioni materiali e dimensioni simboliche sono messe a fuoco, per come si saldano e per come entrano in attrito. Storicamente determinate, infrastrutture della vita materiale e infrastrutture dell’esperienza, esse vanno indagate da una molteplicità di angolature, prospettive, punti di vista, oltre che attraverso differenti linguaggi, strumentazioni e tecniche di ricerca, apparati disciplinari, la cui pluralità, interazione ed apertura a sviluppi ulteriori il progetto cercherà intensamente di promuovere. Nei giorni in cui questo progetto prende forma, le forme di vita cui eravamo abituati sono state profondamente sconvolte da un evento, quello dell’epidemia di Covid-19. Per estensione e profondità, questa epidemia, che non giunge improvvisa e che è l’esito di un lungo processo di alterazioni dell’ecosistema strettamente connesse al nostro modello di sviluppo, ha reso ancor più evidente l’esigenza di un mutamento radicale, nel senso etimologico del termine dell’andare alla radice, dell’organizzazione sociale, delle infrastrutture che di tale organizzazione sono una componente determinante e del rapporto tra umano e non umano entro il cui orizzonte tale organizzazione del sociale si configura ed evolve. Lo scenario di grande incertezza nel quale sono state ora drammaticamente ricollocate le nostre vite, i costi umani che esso ha comportato e comporterà e la ricerca di un profondo ripensamento collettivo non possono non riflettersi anche nella nostra attività di studio, di ricerca e di insegnamento. Questo progetto, per quanto circoscritti e limitati possano esserne gli effetti e le conseguenze, intende essere (anche) un modo per dare corpo a questa esigenza. 

Syndesis è un progetto del Centro Internazionale di Documentazione e Studi Sociologici sui Problemi del Lavoro (CIDOSPEL) del Dipartimento di Sociologia e diritto dell’economia dell'Università di Bologna.