Il Fondo Camporesi: da biblioteca a laboratorio digitale

I volumi antichi del Fondo Piero Camporesi, conservati presso la Biblioteca “Ezio Raimondi” del Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Università di Bologna, sono al centro del principale progetto di digitalizzazione a cura di AD Lab. Il laboratorio, nato nel 2019, si occupa di scansionare il patrimonio documentario della Biblioteca “Ezio Raimondi” e gestire, conservare e valorizzare sulla Digital Library di Dipartimento gli oggetti digitali ottenuti.

Il processo di digitalizzazione della biblioteca di Piero Camporesi, tuttora in corso, è cominciato nel 2020 e si lega indissolubilmente alla storia stessa dell’AD Lab, che sui libri camporesiani ha sperimentato (prima) e strutturato (poi) gran parte del suo know-how. La ricchezza della collezione Camporesi, che offre un’incredibile varietà di temi, formati, tradizioni editoriali, provenienze geografiche, epoche ecc., rappresenta infatti un terreno estremamente fertile per l’implementazione di un workflow di digitalizzazione.

Ma si faccia un passo indietro e si parta dal Fondo: esso contiene oltre 20.000 volumi a stampa, di cui un incunabolo, almeno 100 cinquecentine, 200 volumi stampati nel ‘600 e 400 volumi del ‘700. Il lavoro di digitalizzazione dei libri rari e antichi riveste un’importanza primaria, sia per questioni di interesse culturale e scientifico, sia perché contribuisce a rallentare il deterioramento dei volumi dovuto alla consultazione manuale da parte degli utenti.

Poiché ogni libro rappresenta un oggetto a sé, con determinate specificità legate al formato, allo stato di conservazione o agli inchiostri delle postille, il primo e fondamentale passo verso la digitalizzazione è rappresentato dalla scelta dello scanner. Alcuni volumi (ad esempio l’incunabolo dei Commentarii di Filippo Beroaldo all’Asino d’oro) necessitano di particolare cura e di operazioni poco invasive, altri invece hanno bisogno di macchine adatte a scansionare grossi formati (per esempio alcuni dizionari), altri ancora di un software che aiuti col bilanciamento dei colori, e così via. Una volta ottenute le immagini, queste vengono sottoposte alla post-produzione (taglio e rinomina dei file) e poi destinate alla pubblicazione come oggetto digitale (opportunamente metadatato e conservato) sulla Digital Library ad accesso aperto.

Oltre al lavoro più tecnico legato alla materialità dell’oggetto libro che diventa virtualità dell’oggetto digitale, il processo di digitalizzazione consente anche di (ri)scoprire e (ri)analizzare i volumi di una biblioteca, inserendoli auspicabilmente in rinnovati orizzonti di senso.

Nel caso specifico, il Fondo Camporesi è stato innanzitutto esaminato, non solo per verificare lo stato di conservazione dei volumi, ma per assegnare priorità di digitalizzazione. Questa è stata valutata sulla base di due criteri scientifico-culturali: da un lato l’antichità/rarità dei volumi, dall’altro la possibilità di inserirli in macrocategorie tematiche di un qualche rilievo per la ricerca. Alcune delle categorie salienti individuate riguardano, ad esempio, la corporeità, la religione, le questioni di genere, il carnevalesco. Questi filoni evidenziano inequivocabilmente il tracciato che collega il Camporesi lettore nella sua biblioteca al Camporesi scrittore. Per fare solo qualche esempio, è interessante indagare se, e in che modo, alcune opere satiriche possedute dall’autore, come La Cicceide, abbiano contribuito al percorso sulla letteratura carnevalesca che lo conduce a La maschera di Bertoldo; così come è significativo constatare che la quasi totalità delle fonti a stampa antiche utilizzate nel saggio La casa dell’eternità sono presenti materialmente nel fondo, e oggi a disposizione nella collezione digitale. L’individuazione di categorie, inoltre, può fornire un approccio ragionato ad una biblioteca vasta ed eterogenea che, se sconosciuta, rischia di disorientare chi vi si approccia.

Pensando anche a utenti non specialisti, quindi, sono stati strutturati dei Percorsi, ossia raggruppamenti ragionati di oggetti digitali, collegati per temi, tipologie, epoche e tratti caratteristici, che accompagnano il lettore in un'esplorazione iniziale, e guidata, tra i libri di Camporesi. I “Percorsi”, pertanto, forniscono uno sguardo, una potenziale traiettoria e un primo approccio critico ad alcuni dei materiali, e si suddividono per macrocategorie: questioni di genere, corpi: anatomia e rappresentazione, pratica religiosa e spiritualità, letteratura satirica e burlesca, per citare quelli riferiti ai filoni menzionati sopra. Esiste poi la possibilità che, accanto queste categorie tipicamente camporesiane, emergano itinerari meno battuti e di potenziale interesse come quello dei trattati militari.

Insomma, rendendo digitale la biblioteca si favorisce una rivisitazione della stessa, sia da parte degli studiosi che la guardano da un’inedita prospettiva, sia da parte di chi, curioso, si avvicina ad essa per la prima volta. I libri di Camporesi, dunque, tornano a dialogare non solo con i suoi scritti, ma anche con l’esterno: l’obiettivo della digitalizzazione è proprio quello di creare ponti e valorizzare il patrimonio librario, favorendo approcci di ricerca trasversali che aprano prospettive inesplorate e pongano nuovi interrogativi. Per questo motivo, il primo numero del 2023 della rivista DNA ospiterà saggi che si snodano sulla traccia dei percorsi originati nel processo di digitalizzazione del fondo.

                                                                                                                                                                                             

 

                                                                                                                                                                                                                      Alessandra Di Tella